sabato 21 marzo 2015

I cinque difetti di Gesù per il card. François-Xavier Nguyen Van Thuan


Chi è il Cristo che mi viene incontro?
Nella Sacra Scrittura preghiamo spesso con il Salmi sta: "Fa' splendere il Tuo volto" (Sal 80,4) o "Cerco il Tuo volto" (Sal 27,8). E questo senza fine, fino al giorno in cui potremo vedere Cristo faccia a faccia.
Un giorno i carceri eri mi hanno domandato: "Chi è Gesù Cristo? Perché tu soffri per Lui?" Anche i giovani mi hanno spesso chiesto: "Chi è Gesù Cristo per Lei e come mai ha lasciato tutto per Lui? Lei poteva avere casa, famiglia, beni, un buon avvenire e ha lasciato tutto per seguire Gesù; Chi è dunque Gesù nella sua vita?"
È difficile dire le qualità di Dio: sono trascendenti. Egli è onnipotente, onnisciente, onnipresente... Mi sembra più facile dire i difetti di Gesù. Alcuni di voi avete forse sentito parlare dei cinque difetti di Gesù, di cui ho trattato negli esercizi spirituali alla Curia romana. Alcuni Cardinali e Vescovi dopo questa meditazione mi hanno chiesto dove fossero gli altri difetti. Oggi, se volete, vi dico anche gli altri. l cinque difetti di cui avevo parlato alla Curia erano:
Gesù non ha buona memoria, perché sulla Croce il buon ladrone gli chiede di ricordarsi di lui in Paradiso e Gesù non risponde come avrei fatto io "fa' prima venti anni di purgatorio", ma dice subito di sì: "Oggi tu sarai con me in paradiso" (Lc 23,43).
Con la Maddalena fa la stessa cosa, e ugualmente con Zaccheo, con Matteo ecc. "Oggi la salvezza entra in questa casa" (Lc 19,9), dice a Zaccheo. Gesù perdona e non ricorda che ha perdonato. Questo è il suo primo difetto.
Il secondo difetto è che Gesù non conosce la matematica: un pastore ha cento pecore. Una si è smarrita: lascia le novantanove per andare a cercare quella smarrita e quando la incontra la porta sulle spalle per tornare all'ovile (Mt 18, 12). Se Gesù si presentasse all'esame di matematica sarebbe certamente bocciato, perché per lui uno è uguale a novantanove.
Il terzo difetto di Gesù è che non conosce la logica: una donna ha perduto una dracma. Accende la luce per cercare in tutta la casa la dracma perduta e quando l' ha trovata va a svegliare le amiche per festeggiare con loro (Lc 15, 8). Si vede che è veramente illogico il suo comportamento, perché sapendo che la dracma era comunque in casa, avrebbe potuto aspettare la mattina seguente e dormire. Invece cerca subito, senza perdere tempo, di notte. D'altra parte, svegliare le amiche non è meno illogico. Anche la causa per cui festeggiare l'aver trovato una dracma - non è poi tanto logico. Infine, per festeggiare una dracma ritrovata dovrà spendere più di dieci dracme...
Gesù fa lo stesso: in cielo il Padre, gli angeli e i santi hanno più gioia per un peccatore che si converte, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di penitenza.
Il quarto difetto è che Gesù sembra essere un avventuriero: di solito un politico alle elezioni fa propaganda e promesse: la benzina costerà meno, le pensioni saranno più alte, ci sarà lavoro per tutti, non ci sarà più inflazione... Gesù, invece, chiamando gli apostoli, dice: "Chi vuoi venire dopo di me, lasci tutto, prenda la sua croce e mi segua" (Mt 16,24). Seguirlo, dunque, per andare dove? Gli uccelli hanno un nido, le volpi una tana, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo... Seguire Gesù è un'avventura: fino all'estremità della terra, senza auto, senza cavallo, senza oro, senza mezzi, senza bastone, unicamente con la fede in Lui.
Non vi sembra che sia proprio un avventuriero? Eppure, da venti secoli siamo ancora in molti ad entrare nell'associazione dei suoi avventurieri, come Lui, con Lui.

Il quinto difetto di Gesù è che non conosce l'economia e la finanza, perché va a cercare quelli che lavorano alle tre e alle sei e alle nove e paga gli ultimi come i primi (Mt 20, 1ss).
Se Gesù fosse economo di una comunità o direttore di una banca, farebbe bancarotta, perché paga chi lavora meno come chi ha fatto tutto il lavoro.

Gioia dell'incontro con Gesù

Scoprite la gioia della speranza
L'ultimo ritiro spirituale predicato dal Card. Van Thuan

Cari Amici, Fratelli carissimi nella grazia del battesimo e del sacerdozio! Innanzitutto i miei cordialissimi saluti e auguri di amore e di pace.
A quale scopo sono venuto proprio qui, in questi giorni? La risposta è semplice: sono venuto per la nostra santificazione, che è la cosa più urgente che il Signore vuole da noi sacerdoti per il nuovo millennio: "Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione" (1Ts 4,3). Come sapete la lettera da cui è tratta questa frase, indirizzata ai cristiani di Tessalonica, è il più antico scritto cristiano. L'apostolo Paolo sin dall'inizio ha voluto dire la cosa più importante e necessaria, e continua a ripetercela oggi. Come articolerò questo incontro con voi?
Vorrei meditare con voi sulle Gioie dei testimoni della speranza.
L'incontro con Cristo nella mia vita.
Il primo punto della mia prima tappa parte da un testo di Matteo: "Se vuoi essere perfetto, va, vendi i tuoi beni e seguimi" (Mt 19,21). È il messaggio di Giovanni Paolo II ai giovani di Tor Vergata: "Non abbiate paura di essere i santi del nuovo millennio" (18 Agosto 2000). A voi sacerdoti qui adunati voglio dire analogamente: non abbiate paura di essere i sacerdoti santi del nuovo millennio!
Vorrei iniziare questa riflessione sulla chiamata alla santità da un esame di coscienza molto personale: nella mia vita, e anche adesso da cardinale, ho avuto ed ho paura delle esigenze del Vangelo: ho paura della santità, di essere santo. Mi piacciono le mezze misure. Invece Cristo mi richiama ogni minuto ad amare Dio con tutto il mio cuore, con tutta l'anima, con tutte le mie forze, con tutto me stesso. Ogni giorno io ho vissuto momenti come quelli del giovane nel Vangelo che se ne va triste perché ha molti beni.
Nella mia vita ho molto predicato, a ogni categoria di persone, ma talvolta non ho osato chiedere la santità. Ho parlato della gioia, della speranza, dell'impegno, ma ho avuto paura di parlare della santità, come se fosse qualcosa che la gente non può comprendere o accettare come possibile. Ho sottovalutato la buona volontà della gente e la forza della grazia del Signore.
Io sono stato in prigione più di tredici anni: ho avuto momenti duri, anche molto duri. Tante volte non ho osato pensare alla santità: ho voluto essere fedele alla Chiesa, non rinnegare nulla della mia scelta. Ma non ho pensato sufficientemente ad essere santo, mentre Cristo in verità ha detto: "Siate perfetti come il Padre vostro è perfetto" (Mt 5,48).

Lo scorso anno sono stato operato per l'asportazione - almeno parziale - di un tumore. Mi hanno tolto due chili e mezzo del tumore: sono rimasti nel mio ventre quattro chili e mezzo, che non possono essere asportati. Ed io ho avuto paura di essere santo con tutto questo: questa è stata la mia sofferenza. Essa però è durata solo fino al momento in cui ho visto la volontà di Dio in quanto mi succedeva ed ho accettato di portare questo peso fino alla morte, e di conseguenza di non poter dormire che un'ora e mezza ogni notte. Accettando questo, sono ora nella pace: nella sua volontà è la mia pace! Fino a quando Dio vorrà, vorrò essere come Lui vorrà da me, per me!

domenica 15 marzo 2015

La Ballata del Cavallo bianco

"... tra molti secoli, tristi e lenti,
– io ho una visione – io so
che i pagani ritorneranno.
Essi non verranno su navi da guerra,
non devasteranno col fuoco,
ma i libri saranno il loro unico cibo,
e con le mani impugneranno l'inchiostro.
Non con lo spirito dei cacciatori
o con la feroce destrezza del guerriero,
ma mettendo a posto ogni cosa con parole morte,
ridurrano le bestie e gli uccelli a burattini
ed il vento e le stelle ad una ruota che gira.
Avranno l'aspetto mite dei monaci,
pieni di fogli e di penne;
e voi guarderete alle vostre spalle ammirando
e desiderando un giorno come quelli di Alfred,
in cui, almeno, i pagani erano uomini.
Il caro sole rimpicciolito tra soli spaventosi,
come fiori superbi sul loro stelo,
la terra smarrita e piccola come un chicco,
tra le selve immense del cielo profondo,
– queste saranno le piccole erbacce che vedrete
strisciare, coprendo il gesso.
Ma se anche calpesteranno il mare santo di Maria,
e ruberanno le ali di San Michele –
se anche racconteranno meraviglie,
più grandi di quelle che Virgilio
creò per l'imperatore romano;
voi li riconoscerete da questi segni:
lo spezzarsi della spada,
e l'uomo che non è più un cavaliere libero,
capace di amare o di odiare il suo signore.
Sì, questo sarà il loro segno:
il segno del fuoco che si spegne,
e l'Uomo trasformato in uno sciocco,
che non sa chi è il suo signore.
Anche se arriveranno con carta e penna
e avranno l'aspetto serio e pulito dei chierici,
da questo segno li riconoscerete,
dalla rovina e dal buio che portano;
da masse di uomini devoti al Nulla,
diventati schiavi senza un padrone,
da un cieco e remissivo mondo idiota,
troppo cieco per essere disprezzato;
dal terrore e da storie crudeli
di una macchia segnata nelle ossa e nella stirpe,
dalla vittoria dell'ignavia e della superstizione,
maledette fin dal principio,
dalla presenza di peccatori,
che negano l'esistenza del peccato;
da questa rovina silenziosa,
dalla vita considerata una pozza di fango,
da un cuore spezzato nel seno del mondo,
dal desiderio che si spegne nel mondo;
dall'onta scesa su Dio e sull'uomo,
dalla morte e dalla vita rese un nulla,
riconoscerete gli antichi barbari,
saprete che i barbari sono tornati.
Quando si fa un gran parlare di moda e correnti,
e di saggezza e destino,
date il benvenuto all'idolatria che non muore,
che è più triste del mare.
Come gli uomini potranno sconfiggerla,
o se la Croce si innalzerà di nuovo
con la carità o con la cavalleria,
la mia visione non lo dice; e io non vedo altro;
ma ora, pur nel dubbio, cavalco
verso la battaglia sulla pianura." (pp. 133-134-135, 2011) G.K. Chesterton

venerdì 6 marzo 2015

La sindone una prova della Risurrezione?

Il Prof. Giulio Fanti, uno dei più grandi esperti al mondo della Sindone, ci mostra il lino più famoso del mondo con occhi di scienziato .https://vimeo.com/channels/cafeteologico/94951536


Intervista a Fanti, che pubblica i risultati di analisi dell’Università di Padova: «Data del 33 a.C. con un’incertezza di 250 anni»



«Grazie a un progetto di ateneo dell’Università di Padova è stato possibile sviluppare metodi alternativi di datazione della Sindone basati sull’analisi meccanica e opto-chimica, dopo ovvie tarature. I risultati di queste analisi hanno prodotto datazioni tutte tra loro compatibili fornendo una data del 33 a.C. con un’incertezza di 250 anni». Lo annuncia Giulio Fanti, professore associato di Misure meccaniche e termiche all’Università di Padova,  che pubblica gli esiti del suo lavoro nel volume “La Sindone: primo secolo dopo Cristo!”, scritto insieme a Pierandrea Malfi con approfondimento di Marco Conca (Edizioni Segno, 2014, pagg. 415, 20 euro).

Vatican Insider lo ha intervistato.

Perché nel titolo quel punto esclamativo?
«Di per sé sarebbe un controsenso, perché le mie datazioni potrebbero essere sbagliate. Ma l’ho messo in risposta a quello che è stato fatto dopo la radiodatazione del 1988, quando gli scienziati hanno dato un risultato “conclusivo”, cioè indiscutibile. Invece nulla è indiscutibile dal punto di vista scientifico. E infatti hanno sbagliato. E oltre a questo gli stessi scienziati si sono fatti fotografare alla lavagna con la data del risultato del metodo radiocarbonico col punto esclamativo. Ecco allora che in risposta a quella fotografia, ho messo anch’io il punto esclamativo: è una provocazione».

La radiodatazione del 1988 decretò la Sindone medievale, lei la definisce non corretta: però non potrebbero essere errate anche le sue nuove datazioni?
«Sappiamo che la radiodatazione del 1988 ha sbagliato: è dimostrato anche da diversi articoli pubblicati su riviste italiane ed estere: non ha considerato un effetto sistematico fondamentale, probabilmente un fenomeno ambientale come un incendio, di cui oggi non siamo a conoscenza. Dopo le analisi del 1978 e 1988 la Sindone è stata esposta al timolo, un battericida molto forte che però altera la percentuale di carbonio 14 soprattutto su tessuti antichi; quindi dal punto di vista chimico si sa che se oggi venisse radiodatata di nuovo ci sarebbe l’effetto dell’esposizione al timolo. Lo dico non per criticare quello che è stato fatto, però ciò che viene fuori è che nel giro di venti o trent’anni la Sindone può essere ringiovanita. E alla luce di quello che è successo in questi decenni, chi ci può dire che nel I millennio d.C. la Sindone non sia stata conservata con qualche conservante che ha influito notevolmente? Oggi come oggi quindi noi sappiamo che il carbonio 14 sulla Sindone ha dato grossi problemi con un effetto sistematico. Ecco perché allora abbiamo eseguito queste datazioni alternative: io le ho fatte a livello più scientifico con l’appoggio dell’Università, ma già qualche anno fa il chimico americano Ray Rogers aveva realizzato un’analisi che ha definito la Sindone come più antica del medioevo. Io presento tre metodi indipendenti che danno risultati coerenti tra di loro: tutti collocano la Sindone a molto tempo prima del medioevo, addirittura intorno al I secolo. Dunque abbiamo cinque metodi: quello del carbonio 14, i tre miei e quello di Rogers. Potremmo avere sbagliato anche noi, però con quattro metodi diversi e indipendenti che hanno gli stessi risultati, chi è che può avere ragione? Fintantoché non verrà fuori – e io sono convinto che non verrà fuori – che tutti noi abbiamo sbagliato, allora diventa più attendibile quella del I secolo, coerente con l’epoca in cui Gesù di Nazareth visse in Palestina. Adesso aspetto i commenti dei vari scienziati, che per il momento sono positivi: ho avuto solo conferme e nessuna contrarietà».

Ma chi è l’uomo della Sindone?
«Se rimaniamo nell’ambito scientifico non si può dare un nome. Però è interessante che tutti gli indizi – e sono centinaia - in riferimento a una Certa persona corrispondono. Per esempio i romani hanno crocifisso decine di migliaia di persone, e dunque potrebbe essere uno di questi l’uomo: e invece no, perché la crocifissione dell’uomo del Sacro Telo è stata molto particolare, ed è difficile che altre avessero caratteristiche di questo tipo: c’è la corona di spine; e poi in genere la crocifissione veniva data come pena a se stante, ma nel caso di Gesù era un’altra: è stato flagellato, perché Ponzio Pilato voleva dargli un castigo severo ma poi liberarlo, e invece avviene un doppio castigo, e in una situazione “normale” la flagellazione non avrebbe senso con una crocifissione successiva. E come questi ci sono tanti altri indizi: una persona per non credere deve mettere tutta la volontà».

Cosa può avere riprodotto l’immagine corporea?
«Non essendo ancora riproducibile non è possibile spiegare con chiarezza come si sia formata. Allo stato attuale delle conoscenze sembra che sia stata il risultato di una notevole esplosione di energia proveniente dall’interno del corpo avvolto. Questa energia probabilmente fu anche di tipo elettrico e
sviluppò un particolare fenomeno chiamato effetto corona (una miriade di microscariche legate a emissione di elettroni ad altissimo potenziale). Se dal punto di vista scientifico ci sono notevoli difficoltà a supporre l’ambiente in cui questo fenomeno si riprodusse (fortissimi terremoti o temporali), tutto si spiega dal punto di vista della religione cattolica: la Risurrezione con conseguente fuoriuscita dalla Sindone dell’Uomo che divenne meccanicamente trasparente. E questo non è solo “fantasia” di qualche credulone fideista ma è supportato da vari indizi scientifici».

Quali sono questi indizi?
«Per esempio il sangue umano ridiscioltosi nella Sindone esposta all’ambiente umido del sepolcro per un fenomeno chiamato fibrinolisi, ha lasciato i decalchi sul tessuto di lino senza la minima traccia di sbavature che sarebbero invece evidenti se il cadavere avvolto fosse stato rimosso fisicamente. Sono evidenti due diverse configurazioni della Sindone posta attorno all’Uomo: una più avvolgente durante la trasposizione del sangue; una più appiattita dovuta all’esplosione di energia che produsse l’unica “fotografia” che Gesù ci lasciò di sé e della sua dolorosissima Passione».