domenica 15 marzo 2015

La Ballata del Cavallo bianco

"... tra molti secoli, tristi e lenti,
– io ho una visione – io so
che i pagani ritorneranno.
Essi non verranno su navi da guerra,
non devasteranno col fuoco,
ma i libri saranno il loro unico cibo,
e con le mani impugneranno l'inchiostro.
Non con lo spirito dei cacciatori
o con la feroce destrezza del guerriero,
ma mettendo a posto ogni cosa con parole morte,
ridurrano le bestie e gli uccelli a burattini
ed il vento e le stelle ad una ruota che gira.
Avranno l'aspetto mite dei monaci,
pieni di fogli e di penne;
e voi guarderete alle vostre spalle ammirando
e desiderando un giorno come quelli di Alfred,
in cui, almeno, i pagani erano uomini.
Il caro sole rimpicciolito tra soli spaventosi,
come fiori superbi sul loro stelo,
la terra smarrita e piccola come un chicco,
tra le selve immense del cielo profondo,
– queste saranno le piccole erbacce che vedrete
strisciare, coprendo il gesso.
Ma se anche calpesteranno il mare santo di Maria,
e ruberanno le ali di San Michele –
se anche racconteranno meraviglie,
più grandi di quelle che Virgilio
creò per l'imperatore romano;
voi li riconoscerete da questi segni:
lo spezzarsi della spada,
e l'uomo che non è più un cavaliere libero,
capace di amare o di odiare il suo signore.
Sì, questo sarà il loro segno:
il segno del fuoco che si spegne,
e l'Uomo trasformato in uno sciocco,
che non sa chi è il suo signore.
Anche se arriveranno con carta e penna
e avranno l'aspetto serio e pulito dei chierici,
da questo segno li riconoscerete,
dalla rovina e dal buio che portano;
da masse di uomini devoti al Nulla,
diventati schiavi senza un padrone,
da un cieco e remissivo mondo idiota,
troppo cieco per essere disprezzato;
dal terrore e da storie crudeli
di una macchia segnata nelle ossa e nella stirpe,
dalla vittoria dell'ignavia e della superstizione,
maledette fin dal principio,
dalla presenza di peccatori,
che negano l'esistenza del peccato;
da questa rovina silenziosa,
dalla vita considerata una pozza di fango,
da un cuore spezzato nel seno del mondo,
dal desiderio che si spegne nel mondo;
dall'onta scesa su Dio e sull'uomo,
dalla morte e dalla vita rese un nulla,
riconoscerete gli antichi barbari,
saprete che i barbari sono tornati.
Quando si fa un gran parlare di moda e correnti,
e di saggezza e destino,
date il benvenuto all'idolatria che non muore,
che è più triste del mare.
Come gli uomini potranno sconfiggerla,
o se la Croce si innalzerà di nuovo
con la carità o con la cavalleria,
la mia visione non lo dice; e io non vedo altro;
ma ora, pur nel dubbio, cavalco
verso la battaglia sulla pianura." (pp. 133-134-135, 2011) G.K. Chesterton

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