venerdì 22 novembre 2013

San Francesco e San Tommaso - G. K. Chesterton

"Se per caso dovessimo scorgere veramente le sagome di queste due figure, (San Tommaso e san Francesco) scendere giù per il pendio avvolte nei loro sai, troveremmo il contrasto addirittura comico. Sarebbe un po' come scorgere, anche in lontananza, le sagome di Don Chisciotte e Sancho Panza.
San Francesco era piccolo di statura, magro e vivace; esile come un fuscello e vibrante come la corda di un arco; e nei movimenti dritto come una freccia.
Tutta la sua vita fu un susseguirsi di tuffi e galoppate: correre dietro al povero, piombare nudo in mezzo ai boschi, saltare sullo strano vascello, irrompere nella tenda del sultano offrendosi di gettarsi nelle fiamme. Doveva essere all'apparenza come un'esile foglia d'autunno bruna e scheletrita eternamente fluttuante nel vento; ma in effetti era lui il vento.

San Tommaso era un gran pezzo d'uomo, pesante, grasso, lento e placido; dolcissimo e magnanimo ma non molto socievole; timido, per non parlare dell'umiltà dei santi, e astratto, per non parlare delle occasionali esperienze di rapimento ed estasi, tenute accuratamente nascoste.

San Francesco era così ardente, agitato addirittura, che gli ecclesiastici, davanti ai quali appariva quasi di botto, lo credevano un pazzo. San Tommaso era talmente flemmatico che gli studenti delle scuole che egli frequentò con regolarità lo credevano un somaro. In effetti, era quel genere di studente, non del tutto sconosciuto, che preferisce di gran lunga passare per somaro piuttosto che lasciar invadere i propri sogni da somari più attivi o dinamici di lui.

Questo contrasto esteriore si estende un po' a tutti gli aspetti delle due personalità. II paradosso di san Francesco consiste in questo, che, pur amando appassionatamente la poesia, nutriva una certa diffidenza per i libri.
Ciò che colpisce in san Tommaso è che amava i libri e viveva di libri; preferiva cento libri di Aristotele e della sua filosofia ad ogni ricchezza che il mondo potesse offrirgli. Quando gli chiesero di che cosa più di tutto ringraziasse Dio, rispose semplicemente: «Di aver capito ogni pagina che ho letto».

San Francesco era figlio di un bottegaio, o un mercante della classe media, e se è vero che tutta la sua vita fu una rivolta contro la vita mercantile del padre, è anche vero che qualcosa gli rimase di quella sveltezza e adattabilità sociale che fa ronzare i mercati come alveari. In altri termini, amante com'era del verde dei campi non lasciava che l'erba gli crescesse sotto i piedi. Era, come direbbero i milionari o i gangster americani, un filo ad alta tensione. Grandissimo, tra tutti i nemici dell'ideale arrivistico, aveva certamente rinunciato ad arrivare, ma non certo ad andare.
San Tommaso, invece, veniva da un mondo dove avrebbe potuto gustare il piacere dell'ozio, e rimase uno di quegli uomini per cui il lavoro ha sempre qualcosa della placidità del tempo libero. Era un gran lavoratore, ma nessuno lo avrebbe scambiato per un tipo dinamico.

Un santo, prima ancora di essere santo, è un uomo; un santo dunque può essere fatto di qualsiasi sorta o specie di uomo, e la maggior parte di noi sceglierà tra queste differenti tipologie a seconda dei suoi gusti personali. Ma io devo confessare che, se l'aureola romantica di san Francesco non ha perso nulla del suo fascino per me, negli ultimi anni ho cominciato a provare almeno altrettanto affetto, se non di più per certi versi, per quest'uomo che inconsciamente era padrone di un grande cuore e di una grande testa, come uno che erediti una grande casa, e vi profonda un'ospitalità altrettanto generosa, anche se forse un po' più distratta. Vi sono momenti in cui san Francesco, l'uomo meno attaccato alla Terra di quanti siano passati sulla faccia della Terra, è perfino troppo efficiente per i miei gusti.
San Tommaso d'Aquino è riapparso di recente, nella cultura corrente delle università e dei salotti, in una maniera che solo dieci anni fa sarebbe sembrata decisamente sorprendente, e il sentimento che ha fatto nascere intorno a sé è senza dubbio ben diverso da quello che rese popolare san Francesco una ventina di anni fa."

San Tommaso d'Aquino, G. K. Chesterton

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